Tutti parlano di agricoltura biologica..ma che cos'è?

Con “agricoltura biologica” si intende un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette esclusivamente l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo sia l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi) e sia l’utilizzo di organismi geneticamente modificati.
Questo è un modello di produzione che evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali (suolo, acqua e aria), utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.

Per difendere le colture si lavora soprattutto di prevenzione, cioè attraverso la selezione di specie resistenti alle malattie e l’utilizzo di tecniche di agricoltura naturali come:

- rotazione delle coltivazioni. Si evita di coltivare per più stagioni consecutive la stessa pianta sullo stesso terreno. In questo modo, oltre a impedire ai parassiti di trovare ambienti favorevoli dove proliferare, si sfruttano in modo più razionale e meno intensivo le sostanze nutrienti presenti nel terreno;
- la piantumazione di siepi e alberi che preservano il paesaggio, danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e servono come barriera fisica a possibili inquinamenti esterni;
- la consociazione, cioè la coltivazione contemporanea di piante diverse, l’una sgradita ai parassiti dell’altra.

Per il terreno vengono utilizzati fertilizzanti naturali come letame, altri tipi di sostanze organiche compostate o sovesci (incorporazione nel terreno di piante appositamente seminate).

Nel caso in cui si presentasse il bisogno di difendere le colture si interviene tramite sostanze naturali di origine vegetale, utilizzando animali o minerali (estratti di piante, insetti predatori di parassiti, farina di roccia o minerali naturali in grado di correggere la struttura e le caratteristiche chimiche del terreno, ma anche di difendere le coltivazioni dalle crittogame). Le sostanze naturali utilizzabili sono regolamentate ed espressamente elencate in apposite liste.

Gli ingredienti dei prodotti alimentari derivati da agricoltura biologica devono essere certificati “bio” almeno per il 95 per cento (percentuale riferita al totale degli ingredienti di origine agricola)

Anche l’allevamento biologico è regolamentato da norme generali dove l’animale e il suo benessere sono al centro dell’interesse dell’allevatore. 

L’alimentazione si basa su foraggi biologici (freschi e secchi) e su mangimi anch’essi biologici; le eventuali cure veterinarie utilizzano prodotti omeopatici o fitoterapici.
Gli animali devono essere nutriti nel rispetto del loro fabbisogno con prodotti ottenuti secondo il metodo di produzione biologico, se possibile coltivati nella stessa azienda o nel relativo comprensorio.

I mangimi sono qualificati da “agricoltura biologica” quando il loro contenuto è formato da almeno il 95% di materie prime bio rispetto al totale delle componenti di origine agricola.

Non è permesso aumentare velocità della crescita o la produzione di carne, latte e uova ricorrendo a sostanze non naturali come ormoni, antibiotici e promotori della crescita.
Relativamente alla quantità di bestiame allevabile in azienda, essa dipende da quanto è ampio il terreno disponibile, per ogni animale è necessaria una certa porzione di spazio all’aperto e al coperto (densità limitata).
Non è considerato allevamento biologico se vengono utilizzate razze ottenute mediante manipolazione genetica, se si utilizzano ormoni per regolare ovulazione o se vengono trapiantati gli embrioni.

Acquistando cibo biologico decidiamo di alimentare un mercato più umano, equo e “pulito”.
Insomma, comprare cibo biologico o prodotto tramite processi biologici può essere un modo per migliorare la nostra alimentazione, non cambieremo il mondo, ma forse avremo cambiato un po' noi stessi...e sarà comunque una grande vittoria.

 

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